“Messa di mezzanotte” di F. Paul Wilson

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In una ideale aristocrazia dei mostri più classici del genere horror, i vampiri sono da sempre considerati l’aristocrazia. Dracula, il capostipite, è un conte – ma anche i suoi innumerevoli emuli tendono in genere ad avere, nella struttura della società, una posizione dominante.

La premessa di “Messa di mezzanotte”, pur facendo piazza pulita di qualsiasi riferimento diretto a stemmi nobiliari, porta questo principio alle conseguenze estreme: invece di agire al dettaglio, i vampiri hanno portato l’assalto all’umanità su un altro piano scatenando una vera e propria Terza Guerra Mondiale. L’hanno vinta senza difficoltà e adesso si preoccupano solo di mantenere in vita un numero di umani sufficiente a procacciarsi il sangue che è loro necessario per sopravvivere, evitando di trasformarli in ulteriori bocche da sfamare e mantenendo, invece, interi allevamenti di “fattrici”, ossia di donne in grado di produrre nuove prede da svenare.

Ma se il pianeta sembra ormai perduto, un piccolo gruppo di personaggi organizza una faticosa resistenza: il vigoroso padre Joe Cahill, un sacerdote di incrollabile fede cattolica, sorella Carol, una suora che ha imparato a darsi da fare con gli esplosivi (e che con riluttanza non esita a smettere il velo per indossare abiti provocanti in modo da distrarre i suoi avversari) e Lacey, nipote di padre Cahill, lesbica e strenuamente atea.

È una strana combriccola, in cui il quarto improbabile moschettiere è un rabbino mascherato. Ma le vie del Signore sono imperscrutabili e sebbene i vampiri abbiano i tradizionali punti deboli (sono vulnerabili ai pali di frassino, alla decapitazione e ai simboli del cattolicesimo – con grave disagio di chi appartiene ad altre religioni) dalla loro parte ci sono anche schiere di collaborazionisti: sono i cosiddetti “vichy”, umani che accettano di servire i vampiri per una decina di anni dietro la promessa di essere trasformati a loro volta conquistandosi la vita (quasi) eterna.

Quello di F. Paul Wilson non è un romanzo particolarmente raffinato: “Messa di mezzanotte” offre azione, azione, azione dalla prima all’ultima pagina però riesce, a sorpresa, a non essere mai ripetitivo, e soprattutto a giocare con la tradizione in modo intelligente, rispettandone i cardini principali ma in modo niente affatto pigro o acritico.

Si arriva alla fine delle sue oltre 400 pagine senza annoiarsi, sorprendendosi dopo un po’ a credere completamente al mondo che viene descritto e anche alle scelte più improbabili di personaggi non proprio sfaccettati ma nemmeno totalmente di cartone. Accettando tranquillamente quel tipo di eccesso che di solito si è disposti a perdonare alle migliori graphic novels. Una bella sorpresa, valorizzata da una traduzione particolarmente attenta a chiarire, per i lettori italiani, i riferimenti meno immediatamente riconoscibili alla cultura pop americana di cui Wilson è impregnato.


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“Messa di mezzanotte” di F. Paul Wilsonultima modifica: 2007-11-05T13:20:00+01:00da albertofarina
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